In Chiapas, Messico, a San Cristobal e dintorni.

Salve amici! Mi trovo in Messico, ad Oaxaca, dove sono giunto dopo qualche giorno a San Cristobal de las Casas, la splendida città in Chiapas nota soprattutto per essere stata occupata nel 1994 dall’esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN). L’occupazione avvenne il giorno in cui entrò in funzione il catastrofico accordo economico NAFTA con gli Stati Uniti, che avrebbe in effetti già poco tempo dopo portato ancor più miseria per i poveri e le popolazioni indigene messicane.
Dopo alcuni scontri armati con l’esercito messicano ed alcuni accordi con il governo (quasi mai rispettati da quest’ultimo), l’EZLN ha annunciato l’abbandono della lotta armata se non in maniera strettamente difensiva, e ha invitato tutti i movimenti rivoluzionari di sinistra del mondo ad unirsi in maniera solidale e a cooperare per resistere al neoliberalismo, come si legge nel loro ultimo comunicato ufficiale, del giugno 2005, la Sesta dichiarazione della Selva Lacandona.
Alcuni comuni del Chiapas sono sotto il loro controllo.
Comunque sia il Chiapas è bellissimo e San Cristobal ha un fascino avvolgente, con le sue stradine acciottolate fra casette colorate, le chiese coloniali e le donne indigene, con vestiti vivaci e i figli in spalla.
Ora mi trovo ad Oaxaca, altra città bellissima, dove fra l’altro c’ero già stato una quindicina d’anni fa, ma non me la ricordavo molto. Mi sono incontrato con un’amica di Benevento, Ketty e il suo compagno, Gianluca. Ma di questo vi parlerò la prossima volta.

 

Prima delle foto del Messico, metto le ultime del Guatemala, del mercato Chichicas, nei pressi del lago Atitlan.

 

Mamma e figli.

 

Gente.

 

Sugli scalini della chiesa.

 

Signora.

 

Colori del mercato.

 

Ed eccoci in Chiapas, a San Cristobal de las Casas. La città si trova a 2200 metri d’altitudine ed è circondata da montagne.

 

Signora con figlio.

 

Ragazze.

 

Spesso in Chiapas non amano farsi fotografare, come ad esempio questa arzilla vecchietta che l’ha presa particolarmente male.

 

Una strada di San Cristobal.

 

Galline al mercato.

 

Signora al mercato.

 

Signori vestiti in modo molto particolare a Tenejapa, uno dei paesini intorno San Cristobal.

 

Ci sono andato con due ragazzi di Vicenza, Riccardo e Ulisse, e poco dopo si è attaccato un tipo strano, che voleva farci da guida ma non parlava nemmeno lo spagnolo, come del resto nemmeno noi. Qui insiste per avere un po’ più di mancia, non si è capito per cosa e indifferente alle proteste e allo stupore dei vicentini.

 

Gente a Tenejapa.

 

Famiglia.

 

Bambini.

 

Donne.

 

E fratellini, sempre a Tenejapa.

 

Di nuovo a San Cristobal, una bambina al mercato.

 

Signora.

 

Per le strade girano bambine spassosissime che vendono souvenir e cianfrusaglie. Da questa ho acquistato una penna a forma di subcomandante Marcos.

 

Bimba con zebre.

 

Altre bambine.

 

La prossima volta metterò alcune foto di San Juan Chamula, un paese vicino San Cristobal, e quelle di Oaxaca.

Per la prima volta dall’inizio del blog, dopo ben 27 puntate, non ci sono commenti! Lala? Piergiorgio 2? Dove siete? L’occhio della madre… la carrozzina… beh, forse a questo punto inizia ad affiorare un po’ di stanchezza anche nei lettori, ma forza e coraggio, mancano infatti solo 2 puntate alla fine, di cui l’ultima da… continuate a seguirmi e lo scoprirete presto.
In compenso ho preso ben 30 “mi piace” probabilmente dovuti alla mia piagnucolosa polemica della puntata precedente.

Un saluto anche al Ministero dell’Interno, ho visto dalle statistiche (Ministero dell’Interno – Roma (IT) – 212.14.142.12 – Explorer 8 – Windows XP) che stanno iniziando a seguirmi anche qui sul blog invece che solo sulla mia pagina (www.dekaro.it). Quasi a sfatare certi luoghi comuni che vogliono certi ambienti restii ad apprezzare la cultura ed il bello. Mai disperare.

Il lago Atitlan in Guatemala

Ciao teste di cacchio! Mi trovo di nuovo in Guatemala, sullo spettacolare lago Atitlan. Il lago, largo circa 50 km e profondo ben 340 metri, è circondato da tre vulcani e da una quindicina di villaggi indigeni, ognuno con propri costumi, tradizioni, modi di vestire e lingue di discendenza maya. Il villaggio dove mi trovo si chiama San Pedro la laguna.
Molti di questi villaggi hanno subito atroci repressioni durante la guerra civile dal 1960 al 1996, dove, come altrove in Centro America, la lotta di classe si è fusa con quella fra conquistatori e indigeni. E in effetti si può ben dire che le popolazioni di queste zone hanno subito massacri, soprusi e violenze già ben prima della guerra civile, fin dalla conquista spagnola, ed è incredibile come abbiano resistito tanti secoli senza perdere la propria identità.
Guerra civile che, inutile dirlo – è ormai come ripetere un’atroce filastrocca, fu dovuta soprattutto agli Stati Uniti, preoccupati, come sempre, delle conquiste sociali ottenute democraticamente dalla popolazione del Guatemala. Oltre 250.000 morti, torture e sparizioni, ma tanto sono guatemaltechi, non statunitensi, e quindi chi se ne frega.

Fra i vari villaggi ci si sposta in barca o via terra, risalendo strade su montagne intono al lago. In entrambi i casi ci si trova di fronte a splendidi scenari.
Pare che la vista più spettacolare si ha da sopra il vulcano San Pedro, ma a dire il vero a questo punto del viaggio comincio a sentirmi “un po’ stanchino” (cit.) e quindi non credo ci salirò. Anche perché di vulcani ormai ne ho scalati e risaliti tanti da inizio viaggio: l’Arenal in Costa Rica, il Madras a cavallo in Nicaragua, il Quilotoa in Ecuador a quasi 4000 metri… e forse anche altri che mi sono già dimenticato. Quindi abbiate pazienza, se proprio volete la vista dall’alto cercatevela su internet, attivatevi un po’ pure voi insomma, io mi chiamo Dekaro, non Peppe Messner. Altissima purissima freschissima. Secondo me è un po’ fessacchiotto quel Messner. Non mi potrò mai dimenticare quando una volta tornò incolume da una scalata esagerata dell’Everest o del K2, o uno di quelli, e siccome si era dimenticato le chiavi di casa scavalcò il suo muretto e si ruppe la caviglia!! Cioè ma come stiamo messi, direbbe Pino Scotto. Ma ora sto divagando, guardiamoci le foto.

 

Il lago Atitlan.

 

Il lago visto da Panajachel. Sullo sfondo i vulcani.

 

San Pedro la laguna, dove mi trovo ora.

 

Ragazza.

 

Il mercato di San Pedro.

 

Persone.

 

Bambine.

 

Altre bambine.

 

Una banda sfila per le strade.

 

Scritte religiose sui muri.

 

Scritte politiche.

 

Signore.

 

Signora lava i panni al lago.

 

In barca verso Santiago, villaggio che si trova in mezzo a due vulcani.

 

Un lavoratore porta la legna.

 

Mascimòn (o Maximon), un santo maya di oscure origini. Probabilmente originariamente era un dio maya che in seguito si è sincretizzato col cattolicesimo. Viene ospitato di anno in anno in una casa diversa di Santiago. I fedeli gli offrono soldi, sigari e alcool.

 

Cerimonia all’interno della casa dove si trova Mascimòn. Quello inginocchiato è lo sciamano.

 

Sulla moneta da 25 cents guatemalteca c’è il volto di questa signora! (Fonte: il guidatore di tuc-tuc).

 

La gente di Santiago ha subito innumerevoli repressioni da parte dell’esercito guatemalteco. L’ultima strage è avvenuta il 2 dicembre 1990 quando, durante una manifestazione pacifica, l’esercito ha aperto il fuoco uccidendo 14 persone, anche bambini.

 

Io.

 

Colori, astratta.
“Dekà ma ke e fa ku sté foto astratt… ma annient annient t sient n’artist?”
No, mi sento come la fessa di soreta…

 

Rispondo ai commenti.

Vabè, il primo commento è mio, che fremevo dalla voglia di annunciare il miracolo d’Arcella che ha fatto risorgere la macchina fotografica dopo 3 giorni. Ma d’ora in poi preferirei non parlare di questo.

Ciao Piergiorgio 2 – la vendetta! Sì, è vero. C’è un numero esagerato di nazioncine in Micronesia e Polinesia e molte anche qui vicino, nei caraibi. Comunque in linea di massima con altri tre lunghi viaggi ho quasi completato il grosso del mondo: Russia, Mongolia ed ex Unione sovietica (magari con la transiberiana), Africa centro- occidentale, e infine, più o meno sulla via della seta, Pakistan, Afghanistan, Iran e Iraq (anche se in questo caso è meglio aspettare che si calmino un po’ le acque).
E’ vero, mai fidarsi degli squali! E soprattutto: mai ficcargli le mani in bocca (questo me l’ha detto un esperto, chi ci avrebbe pensato!).

Un grande saluto a Marco a cui ho ricordato il suo viaggio di nozze.

E ora il premio miglior commento. E’ un momento delicato, che può avere conseguenze sulla vittoria finale. Allora… il premio miglior commento va a… va a… a me! Ehhhh. Ovvio, no? Quindi un piccolo premio anche per me, il più bello ovviamente, e qui si dispiega tutta la tipica astuzia dekariana.

E quest’è. Ah, cliccate pure un “mi piace” di tanto in tanto, non siate magri, cioè concedetemi una piccola nota polemica, mi spiegate come mai l’ultima volta ne ho presi solo 6 mentre poi su facebook foto del cacchio, tipo, ma giusto per fare un esempio, il proprio cagnolino preso dall’alto, schiacciato e sfocato, ne prende circa una quarantina? Eh, ogni tanto un po’ di polemica non fa male.

Vabbuò, ma nun ce penzamm! Ce vrimm wayù! (Linguaggio Tz’utujil di San Pedro e Santiago, incredibilmente simile al napoletano!).