Nuovo giro, nuova corsa . . .

Ok, allora, un altro viaggio inizia e anche un nuovo blog.
Per chi non mi conosce, il mio nome è Dekaro, Giovanni Dekaro, e sono un tester di videogiochi. Però di tanto in tanto lascio il lavoro per viaggiare, perché credo fermamente che non si viva di soli giochi. No. C’è un tempo per giocare e un tempo per viaggiare. Sono anche un fotografo e (probabilmente) il più grande scrittore vivente, come avrete modo di constatare seguendo il blog. E molto modesto pure. Però, scherzi a parte, stavolta vorrei adottare uno stile un po’ più serio di quello mio classico perché sennò viene fuori la solita solfa, con i soliti commenti stupidi, le mie solite stronzate e finisce tutto a taralluzzi e vino.
Stavolta quindi sarà diverso, e anche i vostri commenti, mi raccomando: niente ironie e deliri, limitatevi soltanto a esaltare e glorificare la mia persona, niente più.
Bene, allora iniziamo. In questo momento mi trovo (teoria del complotto a parte – che mi vuole in uno scantinato a Foggia) in Brasile e precisamente in uno splendido paesino che si chiama Arraial d’Ajuda, vicino Porto Seguro, nello stato di Bahia.
Sono atterrato a Salvador de Bahia una settimana fa e dopo un paio di giorni sono venuto qui, un po’ più a sud. Il piano generale è di stare qui ancora qualche giorno e poi iniziare a risalire verso nord fino al Rio delle Amazzoni. Quindi via fiume giungere in Ecuador, poi Colombia e infine quelle nazioni piccoline del Centro America (Nicaragua, Costarica ecc…). Speriamo bene.
Qui ad Arrial ero venuto già 10 anni fa e poi di nuovo 5 anni fa. E’ un posto bellissimo, una collina che scende verso il mare, però purtroppo negli anni diviene sempre più alliccata(*) perdendo la sua anima un po’ selvaggia di un tempo. In effetti ormai è un posto soprattutto per famigliole brasiliane.
[*Alliccato: posto chic, raffinato, con tutti vestiti bene e che sparano solo stronzate]

Ma adesso basta chiacchiere, metto le foto così vi spiego via via in una sorta di foto-racconto.

Tutta Salvador, anzi praticamente quasi tutta la costa brasiliana, è abbracciata da splendidie spiagge. Qui siamo vicino al Forte di Santa Maria, nella spiaggia di Porto da Barra, la più nota della città.

 

L’ascensore che da Barra porta al Pelourinho, il centro storico di Salvador.

 

Una tipica strada del Pelourinho, con ciottoli e case colorate.

 

Ero venuto a Salvador già dieci anni fa e camminando mi sono ritornati alla memoria un po’ di posti. Qui ad esempio ecco l’insegna dell’Hotel Ibiza che è (o almeno lo era) un vero e proprio albergo a ore dove soggiornai. Mi ricordo che vagavo per il Pelourinho con lo zaino alla ricerca di una camera ma non riuscivo a trovare nulla, così, trovato questo hotel, decisi di starci giusto per un giorno per poi trovare qualcosa di meglio. Ma non si stava male, la stanza era strana, tutti specchi intorno al letto, la tv che faceva solo filmini porno, ma per il resto era ok, cioè niente di drammatico e alla fine ci restai per tutta la permanenza a Salvador, diversi giorni. Pian piano conobbi anche (non biblicamente) tutte le varie ragazze che lavoravano lì intorno, simpatiche, tutte bravissime ragazze all fin fine.

 

Una baiana vende pietanze tipiche.

 

Interno della chiesa di San Francesco.

 

Poliziotta e baiana.

 

Su consiglio di due amici viaggiatori mi sono finalmente iscritto a Couchsurfing, che sarebbe una sorta di network in cui si da o riceve ospitalità per tutto il mondo. Così prima di partire ho cercato un po’ di iscritti a Salvador (ad esser sincero ho puntato le ricerche più verso il genere femminile, mica fesso il dekaro!) e così sono entrato in contatto con Gabriela che mi ha portato in giro per la città spiegandomi molte cose, davvero gentilissima e dolcissima.
Non ha potuto ospitarmi ma ha detto che la prossima volta, quando cioè ripasserò per Salvador potrò stare a casa sua.

 

Si suona e si balla sotto il Farol da Barra, uno dei simboli della città. Il faro fu costruito nel lontano 1696 in seguito a un drammatico naufragio di un galeone che si andò a scrafazzare su questa costa. E quindi chissà, forse fra qualche secolo i turisti in Italia apprezzeranno il Farol do Giglio costruito apposta per non far schiantare i capitani ubriachi che devono fare i leccaculo coi superiori.

 

Quando il sole stava per calare siamo andati dietro al faro a vedere il tramonto e via via si è formato un folto gruppo di gente soprattutto del posto venuti ad assistere a questo spettacolo quotidiano.

 

Ed ecco appunto il tramonto. Però… per gli amanti della teoria del complotto suddetto… non notate che ci potrebbe essere qualcosa di strano, qualcosa che non quadra? Pensateci.

 

E qui siamo ad Arraial d’Ajuda, paesino che dalla collina scende giù verso il mare. La prossima volta faccio qualche foto alle spiagge, ce ne sono alcune bellissime. Ad esempio, incamminandosi da quella principale verso sud per una quindicina di minuti si giunge ad una piccola laguna verde formata da un fiume e separata dal mare solo da una collinetta di sabbia. Poi, da lì, si può proseguire per chilometri su una stretta striscia di sabbia, spesso deserta, affiancata da rocce a strapiombo, a volte nude e rosse, a volte piene di vegetazione, e ci si sente come avvolti fra il mare e la montagna, un tutt’uno.

 

La chiesa di Arrial d’Ajuda, costruita dai gesuiti già nel 1549, quindi poco più di mezzo secolo dopo la scoperta dell’America. Fra l’altro la vicina Porto Seguro è il posto dove approdarono nel 1500 i portoghesi, dando inizio alla colonizzazione del Brasile.

 

Nastrini portafortuna attaccati su un reticolato dietro la chiesa. Questi nastrini si possono anche portare come braccialetto e quando si slacciano o rompono (per conto loro) il desiderio espresso nel momento in cui si è fatto il nodo si avvera.

 

Una ragazza attacca un desiderio. E speriamo che si avveri.

 

Abbraccio sotto la croce.

 

Baracchini che preparano cocktail con frutta fresca nel centro di Arraial.

 

E questo è mio baracchino preferito. La signora, da cui mi abbeveravo già 5 anni fa, è una vera e propria maga. A parte che è generosissima (su richiesta) in dosi alcoliche, ma soprattutto è bravissima nello scegliere vari pezzi di frutta fresca da frullare, un po’ di questo, un po’ di quello… e ta-ta-ta! vengono fuori cocktail squisiti. Voi direte ehhhh che sottigliezze, l’importante è ubriacarsi! Sì certo, però meglio ubriacarsi con piacere.

Vabè, per questa volta è tutto. Semmai la prossima volta metto qualche foto anche della parte alliccata, cioè la strada che scende verso il mare con le sue stradine che si diramano negli alberi addobbati di luci colorate, fra localini e negozietti.

Allora alla prossima, come ho detto resterò qui ad Arraial ancora qualche giorno, dopodiché ritornerò su a Salvador e poi forse a Recife, ma devo ancora decidere.
Aspetto i vostri commenti, però mi raccomando: ricordatevi le suddette regole. Eh lo so, ma purtroppo quando si scrive un blog la disciplina è dolorosa ma necessaria.