Manaus, Bogotà (Colombia) e Villa de Leyva.

Hola amigos! Con un cambio di programma mi trovo in Colombia invece che in Ecuador, a Villa de Leyva, una piccola cittadina che sembra essersi fermata nel tempo. Prima però vi racconto di Manaus e di Bogotà, dove sono atterrato con l’aereo.
Manaus non è certo il posto più entusiasmante al mondo. A parte un certo fascino dovuto al più grande porto nel mezzo dell’Amazzonia, non c’è molto da vedere o da fare. Inoltre, per qualche motivo, è anche abbastanza costosa.
L’unica zona bella è quella intorno al teatro Amazon, inaugurato nel 1896, nel periodo in cui Manaus si ritrovò improvvisamente ad essere una delle più ricche città del mondo grazie al commercio della gomma, che si poteva produrre solo con alberi dell’Amazzonia brasiliana.
Diversi resoconti narrano le follie dei straricchi signori di quegli anni: chi si accendeva i sigari coi biglietti da cento dollari, chi lavava il proprio cavallo con lo champagne, ecc… Quando però gli inglesi riuscirono a rubare i semi degli alberi che producono gomma per seminarli nelle loro colonie, il monopolio finì e con esso anche la fortuna di Manaus.

Bella e affascinante è invece Bogotà, dove, nonostante il cattivo nome che si è fatta per il recente passato, si respira un’aria molto tranquilla, a parte la vista di tanti militari di vario genere che presidiano le strade, alcuni armati fino ai denti. E’ molto piacevole starci, in particolare la zona dove ho pernottato, la Candelaria, che dalla piazza principale si arrampica sulla collina con stradine e casette coloniali. Piena di locali, musei, librerie, università.

Infine, il posto dove mi trovo ora, Villa de Leyva, una piccola cittadina di montagna. Ci sono arrivato di notte, inoltrandomi a piedi su stradine acciottolate, tutt’intorno solo e soltanto casette coloniali. Poi, quando sono sbucato nella piazza principale, grandissima, fatta di grossi massi non ben livellati, con lucette fioche intorno e il pozzo al centro, davvero mi è sembrato di essere finito nel passato, tipo a Frittole.
In effetti affianco alle tantissime casette coloniali, anche quelle costruite in seguito mantengono lo stesso stile. La gente è gentilissima e benché non c’è molto da fare vien voglia di restarci a lungo, in pieno dolce far niente.

 

L’arrivo al porto di Manaus.

 

Il teatro Amazon.

 

Interno del teatro.

 

La sala da ballo.

 

Ed eccoci in Colombia, nella piazza principale di Bogotà: Plaza de Bolivar. Bogotà si trova a 2600 metri d’altezza.

 

Armare o Amare?

 

Militari.

 

Specchio.

 

Una strada della Candelaria.

 

Bimba.

 

Stradina della Candelaria di notte.

 

Il museo del colombiano Botero, quello che dipinge spesso donne ciccione ciccione. E infatti, sullo sfondo, eccolo in un autoritratto con una delle sue noncertomagre modelle.

 

Una delle stanze dello straordinario museo dell’oro. Praticamente si entra in una cassaforte.

 

Maschere d’oro.

 

La piazza centrale di Villa de Leyva: Plaza Major.

 

“Ma veramente siamo nel millequattrocento?” “Eh! Quasi mille e cinque!”

 

Porticato.

 

Bambine corrono.

 

Una strada di Villa de Leyva.

 

Il pozzo al centro della piazza.

 

Ragazze.

 

Ogni tanto, un po’ a fortuna, mi capita qualche bella stanzetta. Questa è quella dove sono ora, a 20 euro!

 

Infine, come alle elementari, qualche pensierino finale sul Brasile che ho lasciato.
Il Brasile mi piace tantissimo ed è infatti l’unica nazione non europea dove sono già stato tre volte. La gente è calda, ospitale, allegra e si respira una grande vitalità. Anche per uno un po’ timido come me, viene naturale fare amicizia in qualsiasi occasione o trovarsi a parlare negli autobus, nei bar, nelle strade, ecc…
Certo, non è tutto rose e fiori. L’abisso fra i pochissimi ricchi e tantissimi poveri è spaventoso e forse in nessun altro posto al mondo c’è una così grande percentuale di gente che pare non riuscire ad andare oltre l’orizzonte di calcio, telenovelas, divi della tv e della musica.
Quasi tutte le grandi città hanno favelas e sono degradate e un po’ pericolose, anche se a me personalmente non è mai capitato nulla di brutto.
Però, in generale, mi dà l’idea di un paese giovane, ottimista, con una gran voglia di vita. Quasi il contrario dell’Italia e dell’Europa che sempre più mi danno una sensazione di vecchiaia, di stanchezza. Di un piagnucolio agonizzante e impotente. E forse gli unici che potrebbero portarci un innesto di vitalità sono proprio quegli immigrati, soprattutto africani, che vengono tanto demonizzati.
In generale, al momento l’Italia è messa meglio del Brasile, ma non credo per molto. Il fatto è che mentre noi siamo in caduta libera, il Brasile è in irresistibile ascesa e, a differenza nostra, ha tutte le carte in regola per sperare nel futuro: un paese immenso, pieno di risorse naturali, dove è bastato meno di un ventennio di governi non del tutto corrotti, venduti e incapaci per generare un boom straordinario. Nulla sembra poter fermare questa ascesa, ma il punto sarà forse proprio se i tanti movimenti democratici che, sorti dal basso, hanno portato la sinistra al potere dopo durissime lotte e immensi sacrifici, conserveranno la grinta e riusciranno a vincere le future battaglie per una più equa distribuzione della ricchezza o se invece si addormenteranno piano piano sugli allori fino a farsi divorare in un sol boccone, dalla finanza internazionale e porci simili, tutte le tanto sudate conquiste sociali, come è capitato alla nostra povera Europa. In questo caso il Brasile resterà quello di sempre, con una piccola casta di straricchi follemente barricati in fortezze nascoste e il grosso della popolazione ammassato nelle favelas, ben contento di guardare idiozie in tv e di giocare a pallone sulla spiaggia.

Complimenti a Lala e al cugino Piergiorgio 2 (la vendetta) per aver risolto i quesiti!
Lala, sì, mi riferivo ai 25 lettori di Manzoni, al momento di scrivere ne avevo uno in meno, ma ora l’ho sorpassato!

Piergiorgo, non dare mai troppo affidamento a quello che ci insegnano da bambini! Probabilmente il sole tramonta a volte a ovest, a volte a est, a volte a sud-est, dove capita. Inoltre il Farol da Barra si trova nella punta estrema della Baia de Todos os Santos, dove la costa conclude un quasi-cerchio e punta verso ovest.

Riguardo al “Miglior commento”, sia Lala che Piergiorgio hanno risolto un enigma, pero’, visto che Lala l’ha vinto tante volte, lo assegno a Piergiorgio 2 (la vendetta). Ma con questo non mi si accusi di nepotismo o di cuginismo.
A Lala invece assegno il premio fedeltà!
Se mi ricordo, ci sarà un piccolo regalino per entrambi quando torno! :-)

E un grandissimo abbraccio a tutti quelli che stanno combattendo contro la TAV.

Alter do Chao e il nuovo viaggio in barca per Manaus.

Salve miei cari 24 lettori (al momento siete 24 fan su facebook, ma questa è anche una citazione che lascio a voi scoprire). Mi trovo a Manaus, dove sono giunto ieri dopo un altro viaggio in barca di due giorni e mezzo, da Santarem.
Ad Alter Do Chao sono rimasto 5 giorni, andandomene via un po’ a malincuore. E’ un posto bello e tranquillo, dove il fiume sembra in realtà un lago essendo avvolto da una baia. Ci sono spiaggette con sabbia bianchissima, soprattutto sull’ “Ilha do Amor” che si raggiunge con delle taxi-barchette.
Non ha nulla dell’ambiente un po’ ostile che uno si aspetterebbe di trovare nel bel mezzo dell’Amazzonia e gli unici animali curiosi che si incontrano sono degli avvoltoi brutti brutti neri che saltellano per le strade in cerca di rifiuti e, sulla riva del fiume, gli iguana che sembrano dei mini-dinosauri usciti fuori da un cartone animato giapponese.
Dopodiché ho ripreso la barca da Santarem per raggiungere Manaus. Questa volta la barca era più sfigata e il viaggio è stato un po’ più duro.
Anzitutto, l’altra volta ero riuscito a piazzarmi con l’amaca su un lato, così, almeno da una parte, non avevo nessuno. Stavolta invece mi sono ritrovato nel bel mezzo del groviglio, amache a destra, sinistra, su, giù e solo una grande stanchezza mi ha finalmente fatto prendere sonno la prima notte.
Il giorno dopo, invece, quando dopo uno scalo molta gente è scesa, ho riattaccato l’amaca in un altro punto, relativamente più spazioso. Però non avevo tenuto conto del motore, che stava giusto lì sotto. Faceva un fracasso continuo che non mi ha fatto dormire per tutta la notte, non so come facevano gli altri intorno a me. Per fortuna ho il laptop, così ho letto qualcosa, fatto qualche partitina a scacchi, un paio di film e la notte è passata. (Ringrazio l’amico Stefan per avermi donato vari film proprio per i momenti morti del viaggio.)
Nei tre giorni sul battello, un quasi persistente cielo piatto e bianco ha sciacquato i colori, rendendo gli scenari meno spettacolari rispetto all’altra volta.
Abbiamo attraversato diverse zone violentemente disboscate e trasformate in prati dove pascolano mucche, bufali e cavalli. Per altri tratti, invece, abbiamo costeggiato a lungo fittissime orge di alberi d’ogni tipo, aggrappati ad alte pareti di roccia. I delfini si sono fatti vedere più spesso, insieme ad un’enorme varietà d’uccelli di tutti i tipi: aironi, falchetti, piccoli e colorati, lunghi e bianchi ecc…
Mentre intanto, sempre più forte, un pensiero mi conquistava: fosse che questo procedere tortuoso, questo risalire quasi a fatica in una selva oscura, verso l’occidente… il cammino verso le terre occidentali… fosse che sia tutto un simbolo, una metafora esistenziale? “Perché proprio in quella direzione, laggiù dove sono fino ad oggi tramontati tutti i soli dell’umanità? Un giorno si dirà forse di noi che, volgendo la prua a occidente, anche noi speravamo di raggiungere l’India, ma che fu il nostro destino a naufragare nell’infinito? Oppure, fratelli miei? Oppure?”

 

Una spiaggia di Alter do Chao.

 

Le barchette che traghettano verso l’Ilha do Amor.

 

Una piccola striscia di sabbia connette due parti dell’Ilha do Amor.

 

Avevo promesso alle amiche che leggono il blog un brasiliano in acqua ma posso offrire molto molto di più: un amazzone-sannita, una rarità! Fra l’altro da inizio viaggio sono già dimagrito di non so quanti chili.

 

 

 

 

 

Sempre ad Alter do Chao, ho beccato il carnevale. Su carri grandi e piccoli si ballava freneticamente, ogni carro una sua musica, mentre intanto tutt’intorno ci si buttava addosso farina e schiuma con lo spray (impossibile evitarli).

 

Questo signore mi ha chiesto di fargli una foto, e perché no.

 

Canoa all’imbrunire.

 

Tramonto ad Alter do Chao.

 

Di nuovo sulla barca, da Santarem a Manaus, di nuovo il groviglio di amache.

 

Una mia vicina d’amaca. Ma sì, in fondo perché farla tanto drammatica per un po’ di promiscuità?

 

Purtroppo però è proibito saltare nell’altra rete. Peccato, volevo fare tipo il salto della staccionata, come in quella pubblicità assurda di tanti anni fa, non so se ve la ricordate.

 

La ragazza di prima.

 

Barca.

 

Mamma e figlio.

 

Canoe sul fiume.

 

Canoe salutano.

 

Canoa e capanna.

 

Un altro tramonto blu.

 

La prossima volta vi racconto di Manaus. Pensavo di fare un tour nella foresta da qui ma, a detta di tutti, quelli che si fanno in Ecuador sono molto più belli e costano pure meno, quindi, visto che ci sto andando, mi conviene aspettare.
Inoltre, quasi sicuramente farò un piccolo “imbroglio”, nel senso che prenderò l’aereo per raggiungere l’Ecuador. Il fatto è che non ci sono cargo che fanno servizio passeggeri, l’unico passa (forse) una volta al mese e le condizioni di viaggio sono terribili. Quindi l’unico tragitto per raggiunge l’Ecuador da qui è: Manaus- Tabatinga (una settimana in barca), Tabatinga- Iquitos, in Perù (un’altra settimana in barca) Iquitos- Yurimaguas (un’altra settimana di barca) dove finalmente si raggiunge la strada e da lì risalire verso l’Ecuador per arrivarci forse in una settimana, insomma più di un mese di viaggio!
Quindi non è escluso che già dalla prossima volta sarò in Ecuador. Peccato che l’arbitro Moreno è stato beccato all’aeroporto di New York con 6 chili di eroina nelle mutande e si trova ora al sicuro in un carcere statunitense, sennò l’andavo a pizzicare direttamente a casa sua e vi portavo la sua testa come trofeo.

Grazie per i tanti e bei commenti, evidentemente ci voleva un piccolo richiamo all’ordine come ha notato giustamente Lala. Ogni tanto ci vuole.
Non me la sento di seguire il consiglio del mio visagista Piergiorgio perché la barba non mi piace non solo per motivi estetici ma anche perché mi da fastidio, bastano e avanzano i peli che non mi taglio. Ma ben venga qualche altro consiglio.
A Fabrizio dico di non aspettare la prossima vita (nirvana permettendo). Dì a Roberto e Daniele che hai bisogno di mezzo anno sabbatico e raggiungimi! Capiranno.
Alessio, grazie per i consigli! Quando torno dal viaggio cercherò di trovare qualcosa. Ovviamente puoi mettere quante foto vuoi su Art’Empori, a me fa piacere. Questo vale per tutti, se volete condividere le mie foto, non c’è bisogno di chiedere.
Difficile questa volta assegnare il “miglior commento” ma alla fine ho scelto quello di Teresa perché ha un ché di poetico. Comunque, lo ripeto, anche se forse non sembrerebbe, i miei viaggi sono alla portata di quasi tutti, quindi se volete raggiungermi per un tratto di strada assieme fatemi sapere! :-)