Il viaggio sul Rio delle Amazzoni da Belem a Santarem.

La mia, più che una vita, è stata un’odissea. A 40 anni mi imbarcai su un cargo che batteva bandiera brasiliana e che, navigando da Belem sul Rio delle Amazzoni, si inoltrava nella foresta Amazzonica. Solo più tardi ho capito cosa trasportava: mele. In effetti poco prima di scendere sono andato a curiosare nella stiva ed era pieno di casse di mele.
A parte un po’ di disagi dovuti al dormire sull’amaca insieme ad altre cento persone nel sottoponte, il viaggio è stato davvero straordinario e quando, dopo più di tre giorni, sono giunto a destinazione a Santarem mi è quasi dispiaciuto dover lasciare la nave. Il fatto è che si attraversano scenari spettacolari. Già durante la prima notte sono stato preso da tutto il fascino del fiume, della foresta, delle luci di piccoli villaggi sulla costa e delle casette su palafitte, sparse qua e là, misteriose, con lucette fioche davanti al muro nero della foresta.
Il giorno dopo, poi, non mi sono stancato un attimo di contemplare gli scenari alla “Cuore di tenebra”, con la vegetazione fittissima che cade a strapiombo sull’acqua marrone. In alcuni tratti è straordinariamente largo, è incredibile vedere quanta acqua spinge verso il mare. In altri punti si attraversano arcipelaghi di isolette e si entra in lunghi corridoi in mezzo alla foresta. A volte si vedono i delfini d’acqua dolce.
Un’altra cosa curiosa sono i bambini che vengono con la canoa dalle loro casette a salutare la barca che passa. Alcuni di loro piccolissimi, già a sei – sette anni si avventurano da soli sulla canoa, e in effetti in quel contesto saperne guidare una è importante quasi come saper camminare. Altre volte invece sono le mamme che portano i piccoli a vedere il battello da vicino.
Comunque, mai visto un fiume così grande, e infatti è il più grande. Allora una domanda sorge spontanea: ma come è possibile che con tutta l’acqua che questo e gli altri fiumi del mondo sversano da sempre nel mare, questo rimane costantemente salato?? Cercherò la risposta su google.
Insomma, un’esperienza piacevolissima, che comunque rifarò presto per andare a Manaus e in seguito da lì verso l’Ecuador, anche se quest’ultimo tratto pare non sia così semplice come sembrerebbe guardando la mappa.
La guida Lonely Planet descrive queste traversate in maniera molto più dura di quello che sono, alla fin fine non c’era afa, né zanzare, né puzza e, a parte un po’ il disagio di dormire sull’amaca, l’unico problema è stato il cibo perché un violento acquazzone a Belem mi aveva impedito di fare la spesa prima di imbarcarmi e, essendo vegetariano, l’unica scelta possibile una volta sopra erano i toast al formaggio che però, per qualche motivo, facevano abbastanza schifo ed erano molto costosi pure. Per fortuna, quando la mattina dopo abbiamo fatto scalo a Breves, un ragazzino dal porto mi ha venduto al volo al volo due sfilatini di pane che mi sono bastati per il resto del viaggio.
Giunto a Santarem ho preso al volo al volo un bus per Alter do Chao, dove mi trovo ora. E’ un piccolo villaggio sul fiume dove non c’è molto da fare e forse proprio per questo è il posto giusto per riposarsi un po’ prima di ripartire.

 

Barche a Belem, da sempre il porto principale verso l’Amazzonia.

 

Il groviglio di amache nel sottoponte dove ho dormito tre notti.

 

Il Rio delle Amazzoni.

 

Una canoa.

 

Capanna.

 

Una barca come la nostra.

 

Ragazzi in canoa vengono a salutare.

 

Durante il viaggio ho conosciuto Eva, una dottoressa tedesca. Qui insegna il flauto ai bambini.

 

Una barca.

 

“Ma kill nunn è dekaro??” “M par e sì” “Fotografiamolo!”

 

“Idioti, non lo vedete che c’è Dekaro?!”

 

Il fiume.

 

Ed eccomi lì sulla mia amaca!

 

Capanna sul fiume.

 

Casetta.

 

Ragazzo sulla canoa.

 

Altra casa.

 

Controluce.

 

Amazing Amazzonia

 

Al tramonto.

 

Crepuscolo

 

Nuvoloni

 

E queste erano le foto. Ah, d’ora in poi chiamatemi pure Dekaro Geographic, non mi offendo. :-)

Lala vince clamorosamente di nuovo il “miglior commento”, essendo l’unico! E però pure voi, se ci siete battete un commento, non siate timidi, don’t be shy! ;-)

Natal, Fortaleza, Sao Luis e Belem.

Kaixo lagunak! Eccomi finalmente a Belem, alla foce del Rio delle Amazzoni, dove domani sera prenderò una barca che in tre giorni mi porterà a Santarem, nel cuore dell’Amazzonia. Prima però vi racconto velocemente i luoghi visitati nel frattempo.
Dopo Praia da Pipa sono stato giusto per un giorno a Natal, non c’era molto da vedere a parte un fortino portoghese ben conservato. Quindi sono stato a Fortaleza per tre giorni, ma in fondo potevo starci anche meno perché anche lì non c’è molto da vedere. A me personalmente non è piaciuta tanto e si respira anche un’aria un po’ pericolosa. Ha fama di avere molta vita notturna ma io, avendo ormai una certa età, ho preferito tralasciare, e per il resto ben poco.
Da Fortaleza sono giunto a Sao Luis, dove, per la prima volta, sono stato ospitato tramite Couchsurfing da una signora gentilissima, Alba, che mi ha dato una stanza tutta per me, ha cucinato, e fin dall’inizio mi ha fatto sentire come a casa. C’erano anche i suoi due figli: un ragazzo di venti anni, programmatore e hacktivista e una bambina di cinque, spassosissima, che fra l’altro si era pure un po’ affezionata a me infatti appena ha saputo che me ne stavo andando si è rattristita.
Nei tre giorni in cui sono stato a Sao Luis però ha piovuto tanto e quindi non ho avuto molto tempo per girare per la città. In linea di massima è un posto con un grandissimo potenziale perché strapieno di affascinanti edifici coloniali portoghesi ma il problema è che la gran parte di essi stanno cadendo letteralmente a pezzi, non sono neanche abitati.
Per la verità ci sono posti bellissimi fra Fortaleza e Sao Luis dove sono stato indeciso fino alla fine se andare o meno, in particolare Jericoacoara e il parco nazionale Lencois. Alla fine ho scelto di saltarli perché l’idea originaria di questo viaggio è di visitare anche il Centro America ma se continuo con questo passo ci arrivo nel 2013 e, come sapete, la fine del mondo è stata fissata per dicembre 2012.
E infine da stamattina qui a Natal, una città interessantissima. Ci sarei rimasto volentieri un paio di giorni in più, ma se non prendo la barca di domani sera la prossima è fra una settimana!

 

Praia da Pipa era solo un villaggio di pescatori fino all’arrivo dei primi hippy e surfisti negli anni ’70.

 

Partitella sulla spiaggia.

 

Un surfista si avventura fra le onde. E voi direte “Surfista… e pigliati nu poc e kist!!”. No, vi avevo chiesto se per favore evitavate di fare questi commenti beceri. Speranze inutili ovviamente.

 

Il fortino portoghese di Natal, chiamato “dei Re Magi” perché la sua costruzione iniziò il 6 gennaio 1598. Natal invece fu chiamata così perché fu fondata il giorno di natale del 1599.

 

L’interno del fortino, coi grattacieli di Natal sullo sfondo.

 

Vicino alla mia posada a Fortaleza c’era un piacevole centro di arte e cultura fatto di localini, musei, cinema ecc… Qui un gruppo di ragazzi ballava a turno la break-dance.

 

Ed eccoci a Sao Luis, unica fra le capitali brasiliane ad essere stata fondata dai francesi. In realtà di francese c’è ben poco perché dopo solo 3 anni dalla sua fondazione (nel 1612) fu conquistata dai portoghesi.

 

E che cazo!

 

Svelato finalmente il mistero del magico fondoschiena delle brasiliane!

 

Ma cosa sbircia quest’uomo con tanto interesse??

 

Aaahhhh le ballerine! Bene, bene. – P.S. Riuscite a individuarmi?
Ok, ora torniamo seri.

 

Una strada di Sao Luis.

 

Gente.

 

Altra strada.

 

La spiaggia di Sao Luis, vicino alla casa della signora che mi ha ospitato.

 

E questa è Belem, vista dalla mia stanza d’albergo. Sullo sfondo il Rio delle Amazzoni si mescola al mare.

 

Braque.

 

Il Rio delle Amazzoni.

 

Una barca sul fiume.

 

Bene. Domani scatta il primo mese di viaggio. Finora ci siamo divertiti: le spiagge, il mare, le fanciulle che entrano in acqua ecc.. ma ora è tempo di iniziare la parte tosta del viaggio. Ho comprato un’amaca da legare non ho capito bene dove sul ponte della nave e via… seguitemi nel bel mezzo del polmone della Terra fra zanzare, rischio malaria, afa, stenti vari e chissà che altro. Cosa non farei per voi, lettori di questo blog.

Il premio miglior commento va di nuovo a Lala! Mentre Giovanni vince con largo anticipo quello di peggiore dell’intero blog, un commento che si commenta da solo, scusate il gioco di parole. L’elettrauto di soreta, poi. Quando ci sarà da rimetterlo in funzione basteranno un paio di colpi d’acceleratore bruuummmm bruuuuuummmmmm e ripartirà di slancio! Spero.