Azerbaijan, Georgia e Armenia

Salve amici! Rieccomi per raccontarvi l’ultima parte del viaggio, che si è concluso dopo tre mesi e mezzo con Azerbaijan, Georgia e Armenia. Vi metto la mappa dei posti visitati.

Come ricorderete per questo viaggio avevo un buono di 1250 euro in voli aerei da sperperare, per cui ci sono stati vari svolazzamenti.

Dall’Uzbekistan sono giunto a Baku, la capitale dell’Azerbaijan, dove mi ha raggiunto il mio amico Riccardo.
In questa foto si vedono bene le varie fasi della storia di Baku. In primo piano si scorge parte del palazzo dove risiedevano i regnanti della dinastia Shirvanshahs fin dal XV secolo. In mezzo si vedono vari palazzoni del periodo sovietico e l’immancabile torre radio. Infine, la Baku moderna, con spettacolari grattacieli.
La storia di Baku è strettamente legata ai giacimenti di petrolio tutt’intorno, sfruttati a partire dalla fine del XIX secolo, i quali hanno portato grandi ricchezze ma anche guerre per conquistarli. Oltre al petrolio l’Azerbaijan è anche ricco di gas.

 

Baku di notte. I tre grattacieli sono chiamati “Torri di fiamme”, e di notte creano giochi di luce con i LED esterni che simulano fiamme giallorosse e altre animazioni.
Come quasi tutte le capitali visitate fin da quando sono giunto in Centro Asia (come ad esempio Dushanbe, Tashkent e in seguito Yerevan) si tratta di una città molto moderna e pulita, in cui è molto piacevole passeggiare fra i parchi e gli edifici sorti negli ultimi anni.

 

Intorno a Baku ci sono vulcani di fango.

 

All’interno della Bibi-Heybat Mosque, ricostruita nel 1990 sul luogo dove si trovava una precedente moschea distrutta dai sovietici.

 

Un petroglifico nel Parco nazionale di Gobustan, dove sono stati trovati circa 6000 disegni nelle rocce, alcuni dei quali risalenti a circa 30.000 anni fa.

 

Da Baku siamo giunti a Sheki. Questa è una stanza del palazzo invernale “Shaki Khans”, del XVIII secolo.

 

Vecchietti giocano a Domino.

 

Tbilisi, la capitale della Georgia.
In primo piano si vede parte della città vecchia. In alto a destra la maestosa e recente cattedrale della Santa Trinità. Un ponte moderno giunge in prossimità di due strani grossi tubi che però non sono mai stati utilizzati per nulla, insomma non servono a un tubo.
La parte più bella è la città vecchia, con stradine piene di locali e osterie. La cultura del vino è sentitissima in Georgia (anche per motivi religiosi) e la pianta di vite è fra i simboli nazionali.
La foto è stata scattata dalla fortezza che sovrasta la città.

 

Un ragazzo fa le acrobazie sulla fortezza.

 

Una donna si confessa con un prete ortodosso. Il sentimento religioso è molto forte fra i georgiani.

 

Mtskheta, l’antica capitale della Georgia.

 

Riccardo, con sullo sfondo la cattedrale di Mtskheta. C’è da sottolineare che Riccardo (che avete già conosciuto nelle puntate di Azzorre e Repubbliche baltiche) è l’unico che mi ha raggiunto, dei tanti amici che me l’avevano promesso.

 

A Gori, la città dove è nato Iosif Vissarionovič Džugašvili. E voi direte e chi cacchio è? Ma come chi è!? Si tratta del compagno baffone Stalin!
Da bambino Stalin visse in affitto coi suoi poveri genitori nell’appartamento a sinistra. Dietro la casa si trova un interessante e controverso museo dedicato a lui, lasciato così com’era dai tempi sovietici. C’è anche il vagone che utilizzava per i suoi spostamenti in treno.
Dopo la recente guerra contro i Russi del 2008, durata per fortuna solo 9 giorni e in cui fra l’altro Gori fu bombardata e occupata trovandosi proprio al confine con la contesa Ossezia del Sud, fu deciso di rimuovere definitivamente il museo ma in seguito anche questa decisione è stata revocata.
Probabilmente gli stessi abitanti di Gori hanno un sentimento ambivalente di fronte a quel concittadino che è stato, comunque sia, uno dei più importanti personaggi della storia mondiale contemporanea.

 

Montagne.

 

Il complesso di Uplistsikhe, un’antica città scavata nella roccia, fondata circa 3000 anni fa e abitata fino al XIII secolo.

 

Le montagne intorno al villaggio di Gergeti.

 

Sentiero di montagna.

 

Bambini giocano fra una delle innumerevoli fontane di Yerevan, la bellissima capitale dell’Armenia.

 

Fin dall’Alto medioevo, l’Armenia ha una tradizione di “khachkar”, ovvero pietre scolpite con motivi religiosi. Ancora oggi ci sono artigiani che le creano.

 

In Armenia abbiamo affittato un’auto.

 

Il lago Sevan.

 

Il monte Ararat, alto oltre 5000 metri e dove, secondo la leggenda biblica, approdò l’arca di Noè. Benché si trovi in Turchia, le sue due vette sono uno scenario permanente in Armenia quando si guarda verso sud-ovest.

 

Il monastero di Khor Virap, con il monte Ararat sullo sfondo. Affianco a dove ora sorge il monastero, sotto un lungo fosso in cui non me la sono sentito di scendere, c’è la cella in cui fu rinchiuso per 13 anni San Gregorio Armeno, il principale artefice della conversione cristiana dell’Armenia, che avvenne già nel 301.
L’Armenia è stata quindi la prima nazione ad aver adottato il Cristianesimo come religione di Stato. La sua Chiesa è unica, non essendosi allineata né con i cattolici né con gli ortodossi nel corso dei secoli.
Il credo religioso è molto forte fra gli armeni ed è stato il principale motivo del genocidio subito dai turchi durante la prima guerra mondiale, che causò circa un milione e mezzo di morti armeni. Genocidio che la Turchia continua a negare spudoratamente, nonostante ci siano innumerevoli prove e testimonianze.

 

Il monastero medievale Geghard, la cui prima fondazione, distrutta nel IX secolo dagli arabi, risale al IV secolo.

 

Il monastero Noravank del XIII secolo.
Il monastero si trova sopra un lungo e spettacolare canyon. All’inizio del canyon, nella cittadina Areni, c’è un sito archeologico all’interno di una grotta dove fra i vari reperti sono stati trovati strumenti per la produzione del vino risalenti addirittura a 6000 anni fa! Cos’altro ha creato di buono da allora l’umanità? Più nulla.

 

Un Contro-Dekaro fatto da Riccardo.

 

Ora mi trovo nel mite e dolce Sannio, il luogo che vanta, finora senza troppo orgoglio, i miei natali. Fra qualche giorno tornerò a Malta a lavorare. Ma non c’è nulla di male, non si può sempre stare in viaggio e nella vita bisogna anche lavorare. E’ giusto così. Detto questo, quando fra qualche giorno sentirete di Kamikazdekaro che si è fatto esplodere nel suo ufficio ricordatevi che vi ho sempre voluto bene. Ovviamente cercherò di massimizzare i danni. Non sarà un sacrificio vano.