Dubai e Indonesia

Salve amici, rieccomi dopo circa un anno e mezzo con una nuova puntata! Un lungo e meditato silenzio dovuto sia alla macchina fotografica che si era rotta, sia, soprattutto, al fatto che non me ne teneva tanto di scrivere. E comunque non c’era molto da raccontare, non ci sono stati veri e propri viaggi emozionanti, al massimo un vagare emigrante fra Londra, Malaga, poi in una chiavica di città irlandese di nome Cork e infine nella splendida Malta dove mi trovo ora. Ma di questo vi racconterò semmai la prossima volta, stavolta vi racconto di un breve viaggio in Indonesia fatto poco fa. Allora.

 

Sono partito con un vecchio amico, Tiziano, e dapprima abbiamo fatto scalo un paio di giorni a Dubai, negli Emirati Arabi. Una città strana, piena di grattacieli spettacolari, molti dei quali probabilmente vuoti. Da quanto ho capito, più che petrolio commercio e turismo, è un centro finanziario in cui girano e si riciclano un sacco di soldi e molti di questi vengono reinvestiti in costruzioni.

 

Qui siamo nella zona della marina, sul Golfo Persico. La gran parte dei grattacieli sono davvero belli e il mio preferito è quello attorcigliato su se stesso! Davvero geniale, altro che quel cazzone di Renzo Piano, che ormai ci ha fatto la palla. Sono stati quasi tutti costruiti di recente, negli ultimi 20 anni. In questo senso mi ha ricordato molto Shangai.

 

E dietro una griglia eccovi il grattacielo più alto del mondo: Il Burj Khalifa alto ben 829 metri.

 

Qui siamo invece nel più largo centro commerciale del mondo, il Dubai Mall, che ha all’interno un acquario gigante. Dubai è strapiena di centri commerciali, dove gli abitanti passano il grosso del tempo libero. Insomma un posto abbastanza alienante.

 

Ed eccoci in Indonesia, a Jakarta. In realtà per visitare l’Indonesia ci vorrebbe un viaggio di mesi, essendo un arcipelago composto da oltre 17.000 isole, ognuna con una sua storia fino ad una recente unificazione alquanto artificiale sotto un’unica bandiera. Vi racconto quindi giusto quello che ho visto nelle mie due settimane. Jakarta è una città decisamente bruttina e che fra l’altro è praticamente impossibile da visitare per via del traffico forse più lento del mondo. Dopo quasi un’oretta bloccati nel taxi riuscendo a fare qualche centinaio di metri ci siamo arresi e siamo tornati in albergo.

 

Scacchisti a Bali, sulla spiaggia di Kuta.
In realtà la prima meta dopo Jakarta sarebbe dovuta essere Yogyakarta per visitare il tempio buddista di Borobudur, ma dovete sapere che l’arcipelago indonesiano ha ribollito d’emozione alla notizia dell’arrivo del vostro scrittore e fotografo preferito: il giorno stesso che ho comprato il biglietto è esploso un vulcano nell’isola di Sumatra, nel nord-ovest. Un casino pazzesco. Quando invece sono partito è esploso un vulcano proprio a Java dove stavo giungendo, coprendo completamente di cenere quel tempio, che per fortuna è stato riaperto giusto giusto prima del mio ritorno. Così sono finito dapprima a Bali, che avevo già visitato tanti tanti anni fa, nel lontano 1996 in un lungo viaggio che incluse anche Australia e Sud-Est Asiatico. Quando ero giovane e pieno di speranze… ehhhhh sì sto un po’ sul melanconico in questi giorni. Sarà quel cazzo di lavoro che mi sta annientando! Faccio assistenza via email ai pokeristi online. Una massa di scoppiati, poi vi racconterò la prossima volta.

 

Bali è una sorta di roccaforte induista, mentre il resto dell’Indonesia è in grandissima parte musulmano. Ci sono in minoranza anche cristiani e altre religioni. L’induismo ha assorbito elementi dalle religioni animiste precedenti, rendendolo in un certo senso unico.

 

Ragazzini in una scuola di judo.

 

Partita di calcio a Kuta, al tramonto.

 

Gatto al tramonto. In effetti la spiaggia di Kuta non è un granché a parte gli incredibili tramonti rossi, spettacolari e diversi ogni sera. Anche i balinesi vengono ogni giorno sulla spiaggia a contemplarli.

 

Una delle tre isole di Gili, che stanno fra Bali e Lombok. Molto piccole , con un mare favoloso. Non ci sono macchine e motorini, solo biciclette e taxi-carrozze di cavalli. Il classico posto ideale per starsene alcuni giorni ad oziare pigramente al mare incuranti dei mali del mondo.

 

Bambini pescatori.

 

Una bancarella di cibo.

 

Giretto in barca per andare a fare snorkeling. C’è una bellissima barriera corallina con tanti pesci e tartarughe marine.

 

Famiglia in motorino a Yogyakarta, nell’isola di Java. A differenza di Jakarta ha conservato molte delle tradizioni culturali e artistiche di Java, di cui è in un certo senso l’anima. E’ stata la città simbolo della resistenza al colonialismo, soprattutto olandese, ed è oggi la sola provincia dell’Indonesia ad essere governata ancora da un sultano.

 

Ballerine.

 

Un suonatore di gong per il teatrino delle ombre, che si intravede a destra, dal lato di dietro. C’è appunto una lampada che proietta le ombre dei burattini sul retro dello schermo.

 

Il mio compagno di viaggio Tiziano su un risciò. Con Tiziano ho fatto molti viaggi, fra cui anche quello della prima volta a Bali di cui dicevo prima.

 

Venditrici in strada.

 

All’alba, fra la foschia, il tempio buddista di Borobudur spunta nella foresta.

 

E’ stato costruito intorno all’800 d.C. ed è composto da 10 livelli che simboleggiano una sorta di ascensione graduale verso il nirvana. Tutt’intorno è ornato di bassorilievi le cui immagini raccontano la vita di Buddha e altri insegnamenti buddisti. Ai livelli superiori ci sono decine di nicchie con all’interno statue di Buddha. Visto dall’alto ha la forma di un mandala.

 

Salendo salendo, anche io ho raggiunto l’ultimo livello e con esso finalmente l’illuminazione! Ve l’avevo già anticipato su facebook con una foto che ha ottenuto ben 101 mi piace, rimandando alle 101 storie Zen – però ora non mi mettete il 102esimo mi piace. E come dicevo, non temete, non vi abbandonerò al vostro destino dissolvendomi nel nirvana. Resterò invece fra voi come bodhisattva per aiutarvi nella liberazione. Eh sì, in effetti la vedo dura. Ma mai disperare!

 

Studentesse.

 

Ragazzi.

 

Sempre intorno a Yogyakarta, ci sono anche dei bellissimi templi Hindù. Il complesso principale si chiama Prambanan, ma anche tutt’intorno, nelle campagne, ci si imbatte in templi sparsi, come questo.

 

Di nuovo a Jakarta. Stavolta siccome ci siamo giunti di domenica il traffico era relativamente meno lento e siamo riusciti a visitarla un po’. Qui siamo in una delle piazze principali, Kota, dove si trovava il palazzo governativo olandese. E’ molto viva la domenica sera.

 

Ragazze.

 

Ed eccomi lì, durante un breve corso di cucina indonesiana. Meglio quella italiana devo dire. Ultimamente mi sto imparando a cucinare, cioè un po’ l’ho sempre saputo fare, tipo pasta cose così, però ultimamente sto imparando anche piatti più complessi tipo parmigiana, focaccia ecc… quindi aggiungendo quest’altra mia abilità a quelle già note, non ultime quelle amatoriali, e tenendo conto che ora ho anche uno stipendio discreto posso a buon diritto definirmi anche io un buon partito! Un buon partito. Non dico uno scapolo d’oro perché porta una sfiga infinita.

Nel frattempo una mia foto è stata selezionata dal National Geographic come foto della settimana!!

http://travel.nationalgeographic.com/travel/photo-of-the-week/

Grazie, grazie.

Allora alla prossima… fra un annetto e mezzo più o meno.